destionegiorno
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Nato a Fraine (Ch) il 27. 12. 1957. Scrivo per puro diletto; i particolari sulla mia Vita li ometto... tanto interessano a nessuno. La poesia per me è il perfetto connubio tra profondità di pensiero e musicalità. La Poesia è nell’aria, nelle cose che ci circondano, il Poeta la coglie ... (continua)
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Ed è col nodo in gola
che mi ritrovo,
quando il furore dell’inverno
non ha più foglie da strappare al platano,
da solo
dentro al borgo
tra spire della notte a ritritare sassi.
La regia torre
caparbiamente insiste a rammentarmi l’ora
e scruta... leggi...
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Solo flagranti afflati armonizzavano
il mattino, alle morbide
occhiate si arricciava
la pelle e dalla volta vellutata
sbirciavano occhieggiando mille stelle
per, tremule, sfumare in luce aurata
che irraggiava il giardino.
Oggi non v’è sentore... leggi...
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Gli oceani ho navigato
fino a quando ne ho avuto la forza.
Ho sempre osato, sudato spesso,
talvolta sanguinato
mettendo il cuore in tutto quel che ho fatto.
Ora - stremato e alla deriva -
tocco la notte
con la voce graffiata
guardo la scia della... leggi...
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Camminiamo con occhi acuminati
come lupi affamati
a caccia unicamente di certezza:
su dune urbane e sugli avulsi sassi
il cigolio dei passi
sotto gli astri tremanti in mite brezza.
In frastornanti tratti
dove ogni gesto agghinda la... leggi...
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Ti cercherò, anima mia,
nei rugginosi lembi del cielo a novembre
quando da piane saliranno i canti
degli uccelli migranti
e del mite Ponente
che ultimato l’assalto a fronde
si farà brezza
per posare i profumi sopra a crespe
di mare degli ambrati... leggi...
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Lampi oscuri e poi tenebre:
i brividi a vent’anni quando eventi
efferati sfrattarono gli effluvi
da immacolate menti.
Gli sguardi raggelati, rifulgente
sulla pelle il sudore
e lo stupore nei pigli approdati
allo sfascio ferente.
A denti... leggi...
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Il gran miraggio d’una ignota sponda
fu spento dal modesto navigare...
furono spenti anche gli urli dall’onda
e troppe spoglie cosparsero il mare.
Trafitto in rada, un rostro il ferro lese
del ventre d’Utopia colma e ingorda,
restano al vespro le... leggi...
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Ricordi?... Aironi noi
a disegnare i sogni, con gli Dei,
in cieli verdi sopra ai cari tetti...
e ancor più in alto, come aquile poi,
in voli azzardati oltre
le nuvole violando calve vette.
A te, mio caro amico,
che hai saputo spronarmi e... leggi...
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Le verità non urlano sepolte
da un uomo che manipola e d’ignavia
veste; da verdi voci vanno colte...
voci innocenti che non hanno patria.
Le ingloriose tragedie non ci giungono
urlo foriero a raschiare memoria
e grigie guide pungolando... leggi...
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Fumigavano gli agri, allegri canti
sortivano dagli orti, storni e tordi
affollavano frassini e festanti
pargoli s’ingegnavano in bagordi.
Fumigavano menti dei migranti
sognando antichi borghi, giammai sordi
agli echi di puerizie giubilanti
- ben... leggi...
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Non ricordo l’odore della pioggia
non ho memoria del canto del vento
pigro soggiaccio ed avvinghiato all’oggi
nella comoda alcova al volo stento.
Manco mi smuove rilambire mete
e issato a riva il gran pavese - a festa -
più d’altro turba l’arida... leggi...
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E’ tardi! E’ tardi e incombe già la sera
l’ascesa del crepuscolo solerte
con gli ocra i bei vermigli e gli ori adagia
sulle sponde adrïatiche deserte.
Su seta gli ornamenti del tramonto
la brezza lo accarezza il gentil velo
bisbiglia anche il... leggi...
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Duilio Martino
Le sue 581 poesie
| Sono nodi i silenzi
e, non sbrogliando i nodi, alcuni impigli
s'evolvono in grovigli.
Così, spesso, si scopre che silenzi
- d'assenze figli o virgole d'un "detto" -
trascendono in fermenti, in gran tormenti,
poi spasmi in
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| Tumultuosi e imbrunendo avanzavano
i fronti, afoni frassini urlavano
d'inverno l'avvento; tra pruni
e sterpi spenti
s'imbucavano merli; sul mandorlo
un freddo nido, reso visibile
dal morto fogliame, tremava
visibilmente.
Le ieratiche guglie
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| l'iride al centro
lucenti i gusci
resilienze d'involucri - inviolabili -
ma il verme scava
e rode
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| La neve in vene e brace, viva brace;
il canto suo in cieli che trasudano
gli scintillanti tratti.
Mai piegato alla cruda
sanzione (ma il percorso resta audace)
su pietre i piedi sfatti.
Con dentro al cuore ghiaccio
guadare notti attento a non
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| Respirando il rigore della sera
ci scopriamo precari
e seppure atterriti dalle tenebre
le passioni
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| È presto e mi sorprende
il piovasco improvviso in pieno agosto;
rantola estate ed un mite ponente
impregna l’aria impallidita d’umido
e d’asprigni profumi
del poggio prospiciente.
Le rimbombanti nubi ed imbrunite
di rondinelle mitragliano l’ali
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| Volteggi e tra le nuvole - su in aria -
l'ali tue liete stillano colore:
a ravvivare una torva pietraia
le fiabe blande abbuiate da albore.
Dei sudori ora dimmi e degli spalti
dei passi cupi e più spinosi fiori
d'amori scalzi su roventi
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| Posso fermarmi (i piedi non li ho in petto
né in vene v’è livore),
non morde il tempo e l’ammenda non m’arde,
tra i sonagli d’argento, dell’agre ora.
Voglio fermarmi e aspettare ritorni
che, nonostante non suonino eterni,
mi ragguaglio i
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| Tra le ruvide dita
danzano note blande:
parole, stringhe sapide,
ampi passi e sospiri
poi le labbra non bastano, né un
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| Sul tragitto tortuoso
s’erge il silenzio mentre l’astro spegne
fra le falde di fuoco.
Sguardo fido d’un cane, non v’è dubbio
nel mio sguardo ma fede, fede cieca
la osservo e, a Lei proteso,
con scrupolo ogni ruga scruto; e scruto
senza schiodare
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| Oltre ogni ferrea coltre
corroborate dalla notte tonda
mille e tremule stelle
apparigliano passi
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| Non è semplice vivere
in certi posti, quando un cappio preme
la giugulare e stagna il sangue in cuore.
Non é semplice vivere
se nel petto ferito esplode l’eco
d’un sepolto splendore.
E, vacillando tra crepacci occulti,
tirano avanti
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| Corrono giorni neri e la cronaca
dice di cedri e cariati larici
rifugi di bruchi efferati
che divelgono verde beltà.
Corrono giorni scabri ed un becero
motivo smuove i ferventi vicoli
dell'urbe allumata e laddove
il gran sogno
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| Vi indicherei,
se avessi il chiaro all’orizzonte,
la più agevole via per evitare chine
e, se potessi,
adagerei sulle ali del vento
i "si " negati
e i verbi balbettati
perché ve li urli quando,
esauste,
arrancherete su sterrati o rampe
o varcando
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| Non è più tempo di parole impure
di fosche sringhe o di ufrasi fumose
per di più spese a stemprare con fiati
ammorbiditi gli infiammati armenti.
Di quieti brevi e di lunghi lamenti
non è più tempo e d’urla imperiture
di ceri neri e di pietose
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